Pronti per una ricetta genovese, semplicissima, gluten-free, buonissima da mangiare, e con in omaggio un corso di zeneize?
TSK! E poi hanno il coraggio di dire che siamo tirchi...
Tutto quello che vi serve per preparare la panissa è: farina di ceci, e acqua.
La cosa meravigliosa di questa ricetta è che potete gustare questo piatto in diverse maniere, e tutte talmente semplici che uno potrebbe persino non crederci!
Io ho imparato a farla, molto tempo fa, dalla nonna di un mio amico (pittrice, e vecchia amica di Renato Guttuso).
Da allora, la faccio utilizzando come dosatore un normalissimo bicchiere, esattamente come mi aveva insegnato lei.
Eccovi le complicatissime dosi: per ogni bicchiere di farina di ceci, ce ne vorranno 3 di acqua.
Difficile eh!
Preparazione:
Mettete tre bicchieri di acqua in una pentola, aggiungete un pochino d'olio di oliva, un po' di sale, e mettete il tutto sul fuoco, a fiamma bassa.
Buttate a pioggia la farina di ceci nell'acqua, e mescolate bene. Io a questo punto vado di minipimer direttamente in pentola, così da ottenere un composto bello liscio.
A questo punto, alzate la fiamma, e continuate a far cuocere il composto lavorandolo col cucchiaio di legno (assomiglia parecchio alla crema pasticcera, sia come aspetto, che come metodo di lavorazione)
Non so dirvi di preciso per quanti minuti, ma indicativamente dopo una decina di minuti vi accorgerete che, come per la crema pasticcera, il composto ad un certo punto si addensa in maniera inequivocabile, prendendo la consistenza desiderata.
Ungete un piatto fondo con un po' d'olio d'oliva, e versateci dentro il composto
(le dosi che vi ho dato sono quelle giuste per riempire un normale piatto fondo)
[ Non fate caso alle sbeccature del piatto, questo è il sacro piatto da panissa, ed è figlio unico! :P]
Lasciate riposare il tutto. Mentre inizierà a raffreddarsi (fuori dal frigo) vi accorgerete che inizierà a staccarsi dai bordi.
E cioè, passerà da questo stadio
a questo...
per arrivare infine a questo
Ora è pronta per andare in frigo!
Una volta rassodata per bene, potrete tagliarla nella forma desiderata.
Attenzione però, perché dal momento del frigo in poi questa ricetta diventa come le storie a bivio di Topolino. A seconda di come vi muovete, otterrete una storia ed un piatto diverso!
Potete infatti iniziare già a mangiarla dopo un paio d'ore, condita come un'insalata, per esempio.
Tagliatene una parte, se non volete mangiarla tutta in questa maniera, e mettete il resto in frigo.
Tagliatela prima a fette, non troppo sottili, e poi a cubetti. Condite il tutto con erba cipollina, limone, olio di oliva, sale, e pepe nero macinato sul momento.
C'è chi la mangia condita in questa maniera quando è ancora tiepida.
Io la preferisco più fresca, per cui aspetto due o tre ore prima di tirarla fuori dal frigo.
(anche se ogni tanto vado a curiosare il livello di rassodamento quando è ancora troppo presto...)
La panissa, però, può anche essere fritta, ed è assolutamente la morte sua!
Qui a Genova è considerata uno street food, un po' come la focaccia, anche se i posti dove comprare la panissa calda stanno diminuendo sempre di più, purtroppo.
Se volete friggere la panissa dovrete armarvi di un po' di pazienza.
Diciamo che la cosa ideale sarebbe farla riposare almeno un giorno intero nel frigo.
Diventa bella soda, più facile da tagliare, ed in cottura rende al massimo.
Tagliatela a fette, dello spessore che preferite, e tagliatela a bastoncini (come le patate) o a losanghe, o a rettangoli.
O in tutte e tre le maniere :-)
Friggete il tutto in olio (non di oliva) e fate assorbire l'olio in eccesso su carta assorbente.
A questo punto potete mangiarle così, o sbizzarrirvi con sale, pepe, erbe, spezie, insomma quel che più vi piace.
Oppure la potete fare coi cipollotti: è buonissima!
Si può mangiare anche a fette dentro ad un panino.
Ora che siete in possesso di questa ricetta, potete anche affrontare la vostra prima lezione di zeneize :-)
L'informazione più utile, prima di iniziare la lezione vera e propria, è che di qualunque luogo o nazionalità voi siate, dovrete sempre ricordare che un genovese fa molta fatica a parlare se non è libero di dire "belin" ogni tre per due.
Per noi non è un semplice intercalare, è uno stile di vita.
Come molti di voi sicuramente sanno, per "belin" si intende l'organo genitale maschile.
E' ovvio che ogni volta in cui lo nominiamo non ci riferiamo necessariamente all'organo genitale maschile o, vista la frequenza con cui lo diciamo, dovremmo ammettere di avere un serissimo problema collettivo che nemmeno Freud in preda ad un picco ormonale potrebbe interpretare.
Quel che rende questa parola speciale, in realtà, non è il suo significato, o il fatto che sia il nostro intecalare.
E' che noi la usiamo in svariati modi: per enfatizzare, per esprimere determinati concetti, ma non solo, esistono addirittura forme verbali e tutto un ventaglio di modi di dire.
Insomma, è quasi una lingua con una sua grammatica, ed un dizionario!
Non mi credete?
Unit 1
Volete rispondere ad una domanda con un "sì"?
A Genova potete semplicemente dire "Belin!" e la gente capirà che volevate dire sì.
(ovviamente accompagnerete il tutto con un inequivocabile gesto della testa, come per dire "è ovvio!")
Urlate: "E BEEEELIN!!!!" chiunque capirà il messaggio.
Potete sempre salvarvi dicendo il più casto e moderato : "belan" o "belandi"
(ovviamente, una volta usciti da queste situazioni si ritornerà alla normalità, e con gli interessi!)
Ricordate inoltre che "belin" è utilizzabile là dove il resto d'Italia utilizzerebbe la parola "perdindirindina" :P
Ora che avete imparato ad interagire con la parola principe, diamo un'occhiata ad alcuni modi di dire:
A Genova si dice spesso "Grande, grosso, e abelinòu" (grande, grosso e abelinato, ovvero stupido)
Abbelinando (o abelinando) = è riferito all'atto di intontire una persona coi suoi discorsi o col suo modo di fare.
E' usato proprio come usiamo in italiano la parola cazzata.
Per cui si usa quando ci si riferisce a qualcosa di molto facile da fare, o ad un'azione stupida, o dannosa.
Esempi:
- L'esame di quinta elementare è una belinata
- Ho fatto una rapina in banca a viso scoperto, e mi sa che forse ho fatto una belinata perché ci lavora mio
fratello gemello...
- Mi sono limata le unghie col Black & Decker, come mai sanguino? Dici che ho fatto una belinata?
Belino = lo si dice quando si sta parlando del proprio pene (praticamente quasi mai)
Ed ora, saliamo di livello...
Portare via u belin = andarsene
Porta via u belin = vattene
Bàttitene u belin = fregatene
Me ne battu u belin = me ne frego
Battu u belin in sci scheggi de Quartu = me ne batto il belino sugli scogli di Quarto* ( = davvero non me ne può fregare di meno )
* Quarto è un quartiere di Genova, ed è anche conosciuto perché è proprio lì lo scoglio dal quale Garibaldi partì con la Spedizione dei Mille.
Se siete arrivati fino in fondo, sappiate che da questo momento in poi avrete fra le mani (e per sempre) un'arma temibilissima.
I vostri avversari non potranno fare nulla contro di essa, perché ogni volta in cui qualcuno cercherà di ostacolarvi, di influenzarvi negativamente, di trattarvi male, di rovinarvi la giornata, di complicarvi la vita, o cercherà semplicemente di farvi incazzare, voi tranquillamente canterete il ritornello di questa canzone togliendo agli altri ogni fottuto potere.
English Please!
People make you crazy?
They want this, that, and this again from you?
They simply break your balls 24/7?
Don't give them the power: bàttitene u belin!
Bàttitene u belin! = Don't give a fuck!
Listen and repeat: me ne battu u belin!
Buona giornata a tutti :-)
Davvero non so...
ReplyDelete...se ho apprezzato di più la tua invettiva indignata contro le norme truffa dell'Unione europea, la ricetta che rifarò a brevissimo (non oggi giusto perchè sono sprovvista di farina di ceci), la lezione di genovese o lo strepitoso video che rafforza quanto appena appreso...
...so solo che un player con te me lo berrei proprio volentieri!
hahahahahahahah ma sei magggggggica!!!
ReplyDeleteLa lezione di genovese è uno spettacolo e mi fa venire in mente quando ho sottoposto più o meno allo stesso "studio matto e disperatissimo" una copppi di miei amici svizzeri!!! ah ah ah ah, grazie di avermi rallegrato la giornata!
Dani
Yesterday, I was thinking I'd like to go to work wearing a t-shirt with written "No rompe me u belin" :D (sorry for the possible mistakes!). Funny coincidence you did that post today :)) The power of belin is unstoppable! Are you reaaadyyy tooo beeeliiiiin?! YEAAAAAH!! :P
ReplyDelete(Let's not forget about those aperitive biscuits we have in France...)
About the recipe, it's so darn simple I'm going to try it one of these days. When I find farina di ceci, that is. Not sure it is as common here as it is in Liguria... Bah, in any case, some ceci in a mixer will work just as well!
perdindirindina :-))))
ReplyDeleteperò, ora ci ho il dubbio: forse che Garibaldi e i suoi Mille siano stati l'origine del famoso detto????? E non sarà che "obbedisco" è la traduzuine in italiano politicamente corretto di un bel "me ne sun battiu u belin in scii scoeggi de Quartu????
e vai di link su feisbuk, evangelizziamo il web col nostro unico grido!!!!
@ Virò: 'sto player prima o poi ce lo beviamo in qualche parte del mondo, a costo di portarlo anche dentro ad un thermos fino a Bath! :P
ReplyDelete@ Dani: mi immagino gli amici svizzeri e le loro reazioni ahahahaha :-D
@ Zeb: it is a really funny coincidence!!!!
Ooooh I am afraid you really need that T-shirt! :P
And yes the power of belin is unstoppableeeeeee!
If you don't find the farina di ceci you can try to see if they sell it in Montorgueil...
But anyway I will bring some with me ;-) and yes you can mix them to get the flour!
@ Ale: e pure perbaccolina!!!
Ma sai che io ho avuto l'illuminazione solo mentre stavo scrivendo la nota su Quarto???
Ma sarò stordita? :-D
Non ci avevo mai pensato prima! Al fatto che lo scoglio fosse PROPRIO quello dei Mille intendo.
Il tuo dubbio ora è anche il mio, e secondo me hai assolutamente ragione!
Nemmeno il figlio di Piero Angela era arrivato a scoprire questa cosa: non guarderò mai più quello scoglio con gli stessi occhi :-DDDDD
Voglio dire, prima i mille e poi quasi tutta la popolazione di Genova ha ripetuto la cosa. E' uno scoglio resistente!!!!
Vai ed evangelizza senza ritegno!
*THE POWER OF BELIN*
Non solo rifarò la ricetta, ho appunto della farina di ceci che mi avanza da un recente flop...e ti dirò di più viro direttamente per il fritto ehehehehe quanto ho cominciato a praticare il 'zeneize'...infatti per un pò me ne batterò u belin d'essere napolillo e comincerò la lenta strada dell'atarassia dal quotidiano sotto il motto 'Me be StraBattu u belin in sci scheggi de Quartu'. Ebbene si uso la versione long per darmi un tono sulla conoscenza geografica e storica di Quarto! ahahahahaha :DDDD
ReplyDeletebella lezione grazie...un po' di cultura ognni tanto e non solo ricette (anche quelle cultura per carità però...)
ReplyDeletela paniscia fritta somiglia alla panella siciliana, la conosci? io l'ho scoperta questa estate da amici sicialiani che me l'hanno fatta assaggiare...
@ Gambetto: ma tu meriti la chiave della città!!!!
ReplyDeleteOttima scelta: la versione long è anche la più suprema nel suo significato :-DDDDD
Vai senza pietà di versione fritta, non te ne pentirai! :P
Pensa che io friggo davvero di rado, però questa va fritta, anche a costo di friggerne una minima parte, mangiarla tutta a mo' di insalata sarebbe un imperdonabile peccato!
@ Paolo: la panella siciliana la conosco di nome ma non ho mai avuto il piacere di conoscerla da vicino, o di vedere come è fatta, ora mi butto su Google a cercarla, grazie!!! :-D
adoro la panissa, adoro le panelle (sì, sono praticamente uguali, per quel che ne so io e per come le ho assaggiate) ma sorpattutto adoro la tua lezione di genovese...
ReplyDelete(PS: tra tutti i Liguri che conosco la coppia più snob abita a Quarto... che ci sia un senso nascosto in tutto ciò?!)
Mitica!!! Questa cosa fatta con la farina di ceci è il massimo. Come mai una golosa come me non la conosceva? Bisognerà indagare.
ReplyDeleteAdesso mi tocca andare in giro per Parigi a cercare de la farine de pois chiche... speriamo bene !!
E poi grazie per il mini-corso di genovese. Continuo a chiedermi se c'è un qualche legame con questo: http://www.apero-belin.fr/
@ Acquaviva: ho cercato un po' su google e, sì, sono veramente simili!!! Forse loro le fanno tonde e piccole con dentro qualcosa? Ho letto che usano dei piattini o che le tagliano a fette. Devo ancora documentarmi meglio, per il momento ho dato solo un'occhiata veloce, però 'ste panelle mi stanno incuriosendo tantissimo! :-)
ReplyDeletePS: vedi? Alla fine tutto ha un senso, e questa tua testimonianza rafforza l'intera questione!
@ Auramaga: ma assolutamente sì, devi provarla!
Se non la trovi puoi provare ad ottenerla tritando i ceci, però solo se hai un mixer in grado di renderla quasi impalpabile.
O ancora, se non la trovi, te la porto io ;-)
Il legame c'è eccome!!!!!
E lo vedrai in uno dei prossimi post, ora non voglio darti nessuno spoiler :P
le panelle che ho visto prepare in Sicilia da una signora molto tradizionale erano semplicemente delle fette sottili di polentina fredda, simile alla tua, fritte intere invece che a bastoncini e schiaffate dentro un panino, mentre la panissa l'ho sempre mangiata condita. Se vuoi mi faccio mandare la very original recipe della sciura siciliana, che certo mi risponderà: "ma che dosi... si va a occhio!"
ReplyDeleteoh signur ti sei fatto male...ti sei buttata sul morbido almeno? si scherza eh
ReplyDeleteHey, adesso sto qui in trepidante attesa. Non credevo proprio che potesse esserci un legame.
ReplyDeletePoi per la farina facciamo uno scambio equo: tu mi dai la farina di ceci e io un segna-meteo (quei robi che cambiano colore con il clima) a forma di torre eiffel!
@ Paolo: oh sì sono stata fortunata!
ReplyDeleteSono atterrata su una panella, poteva andarmi peggio :-DDDD
@ Auramaga: ossì che c'è il legame e lo scoprirai presto!
Ci sto per lo scambio equo, anche perché a seconda del periodo l'oggetto in questione potrebbe fare "pendant" coi miei capelli :-DDDD
direttamente da FB, la Stefania, che non riesca a commentare qui, scrive
ReplyDeleteNon riesco a commentare sul suo blog, quindi per favore fatti portavoce per me. Praticamente, se ho capito bene (sono un po' lenta...) il vostro belin (che io pensavo che equivalesse a dolcezza...) è come il nostro minchia e, a parte la parola che è profondamente differente, l'uso è pressoché uguale! E poi la vostra panissa è uguale alle nostre panelle! Insomma, siamo molto più vicini di quanto si possa pensare!
Baci genovesi
Sull'identità panissa/panelle, avendole provate entrambe, quoto per metà: la nostra è più spessa e compatta, la loro più sottile e più morbida- ma il sapore è esattamente lo stesso. Difatti, l'ultimo ricordo gastronomico che ho son proprio loro, mangiate sui muretti delle saline di trapani, al tramonto- great experience, great street food...
@ acquaviva: grazie!
ReplyDeleteImmagino anche io che la sciura siciliana ti rispondera così! Ma d'altronde se andiamo ad occhio noi, immaginati loro che preparano questi piatti da anni ed anni...
Ecco, se ti capita mi piacerebbe sapere se loro la mangiano normale o col prezzemolo, perché leggendo qua e là mi è parso di capire che usano il prezzemolo... boh
Forse è facoltativo?
@ Ale: ti ringrazio tantissimo! Cavolo spero sia stato solo un problema momentaneo il fatto che non riuscisse a postare qui, dovrò fare un salto da lei per ringraziarla, e per commentare il belin = dolcezza ahahahahaha, fantastica :-DDD
ReplyDeleteNiente prezzemolo quindi?